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Elementi di Alchimia interiore

IL SIGNIFICATO ALCHEMICO DEI TAROCCHI

 

I Tarocchi, dietro l’apparenza esteriore di un gioco, nascondono molto di più: oltre a essere un prezioso strumento di conoscenza di sé e del mondo non solo in quanto simboli e archetipi, sono uno scrigno che conserva parecchi tesori e conoscenze.

Tra questi, i segreti alchemici, la capacità di trasformare la materia.

Le loro immagini, significati e numeri invitano, con la loro progressione, a un cammino di trasformazione, all’opera alchemica per eccellenza, la ricerca della Pietra filosofale che può attuare la trasformazione del piombo in oro: la Grande Opera dell’evoluzione interiore dell’uomo.

Nel suo celebre trattato “Psicologia e Alchimia”, Jung ritrova nell’antica pratica dell’Alchimia numerosi riferimenti al processo psichico dell’Individuazione. L’ Alchimia viene da Jung reinterpretata come la “Grande Opera” che porta alla scoperta del Lapis Philosophorum. la Pietra Filosofale non essendo altro che un simbolo della totalità del Sé, l’obiettivo da raggiungere per una piena realizzazione della propria personalità.

Gli alchimisti ellenici all’interno della loro filosofia naturale, fondavano la teoria della natura sul pensiero di Aristotele, ritenendo che alla base del mondo materiale vi fosse una prima materia caotica, prodotta della fusione dei quattro elementi fondamentali: Fuoco, Aria, Acqua e Terra.

Secondo Aristotele i quattro elementi si distinguono per alcune specifiche qualità primarie: il fluido, o umido, il secco, il caldo e il freddo. Ciascun elemento possiede solo due qualità primarie, mentre le altre due qualità assenti rappresentano i loro contrari, ai quali non possono essere accoppiati. Ne deriva che le quattro possibili combinazioni delle qualità appaiate sono:

Caldo e secco (Fuoco); umido e caldo (Aria); freddo e umido (Acqua); secco e freddo (Terra). In ciascun elemento una qualità predomina sull’altra: nella Terra il secco, nell’Acqua il freddo, nell’Aria il fluido e nel Fuoco il caldo.

Ogni elemento può essere trasformato in un altro attraverso la qualità che hanno in comune.

L’alchimista imita la natura realizzando in piccolo ciò che la potenza creatrice ha prodotto nell’universo, tende dunque a una conoscenza estesa dell’universo.

Il pensiero alchemico si basa sui concetti di Morte, Putrefazione e Resurrezione. (SOLVET ET COAGULA) Per trovare la pietra nascosta bisogna purificare la materia e separare gli elementi nella loro essenza pura (Sale, Zolfo e Mercurio) che, quindi saranno pronti per essere ricomposti. È in questa fase che l’alchimista dovrà lavorare per creare un nuovo equilibrio.

Sale: la parte corporale => l’aspetto fisico percepito dai nostri sensi, misurabile con i razionali sistemi di misura come peso, estensione e densità

Zolfo: la parte animica => Struttura molecolare o atomica tipica dell’elemento impalpabile e impercettibile.

Mercurio: l’elemento spirituale => frequenze vibratorie del Sé nella sua manifestazione.

Il perfezionamento consiste nella ricerca di un innalzamento verso la spiritualità, intesa come liberazione dalle scorie che caratterizzano la materia bassa per innalzarsi verso le dimensioni spirituali proprie delle cose create.

Nei Tarocchi il processo di crescita parte dall’esterno (maestri o porte esteriori), poiché è nella relazione continua con l’esterno che prendo coscienza di me, ma poi devo passare all’interno (maestri o porte interiori) per poi aprire le porte del Cielo (maestri o porte celesti).

Queste sono le tre iniziazioni, i tre settenari (1-7, 8-14, 15-21), i tre Sigilli di Salomone: ogni sigillo è una stella a sei punte più un centro, il settimo Arcano, che è sia sintesi che passaggio (al successivo).

Potremmo dire che i primi sette maestri o porte esteriori sono formativi, adattativi e strutturanti e corrispondono alle influenze dell’ambiente, all’educazione (affettiva, emozionale, sociale), mentre i secondi sette maestri o porte interiori corrispondono ad un piano evolutivo differente, che accresce la consapevolezza di sé, consolida il Sé. Il livello successivo apre alla Coscienza universale, all’inconscio e alla memoria collettiva (Akasha), e sono le porte celesti. E tutte insieme costituiscono un cammino iniziatico.

Se disponiamo invece i Tarocchi dividendoli a metà, su due file di undici carte, si delinea un’altra situazione: vediamo due percorsi, due linee di sviluppo che si corrispondono. Una sopra e una sotto.

1            2           3          4         5          6         7          8         9       10        11

12       13       14        15       16     17      18       19       20       21       22

Gli antichi alchimisti parlavano di una Via Secca e di una Via Umida.

La Via Secca è attiva, maschile. La via della costruzione e del rafforzamento dell’Io attraverso il confronto con gli archetipi personali, l’Animus e l’Anima, il Padre e la Madre, l’Insegnante, l’Amore, il Viaggio dell’Eroe e la sua Solitudine, il Destino.

Nella Via Secca, Yang, pratica, concreta, razionale, logica, di elaborazione, l’energia è estrovertita: è nel fare, nel portare la mia energia fuori, che incontro chi sono. Nel Fare incontro l’Essere.

La via Umida, è passiva, femminile. Qui non vi è più uno sforzo dell’Io verso un qualche conseguimento, anzi è lo stesso Io che sembra perdere progressivamente d’importanza. Nella raffigurazione degli Arcani posti su questa via la figura umana non ha più quella centralità che aveva nella prima via; in alcune carte scompare del tutto, per lasciare spazio a quelle forze, a quegli archetipi, che possiamo chiamare collettivi o universali.

Nella Via Umida, Yin, emozionale, interiore, intuitiva, immediata, l’energia è introvertita: è nell’essere, nel portare la mia energia dentro, che incontro il mio potere e la mia forza.  È nell’Essere che trovo il senso del Fare.

Sembra che il povero Io erculeo, come lo chiama più volte James Hillman, raffigurato dalla Forza che doma il leone, volente o nolente, debba ridimensionarsi per poter accedere a una Realtà più vasta, più complessa e più completa.

Perché questo ridimensionamento si possa avviare, come prima cosa dobbiamo lasciare la luce del sole, il nostro solido appoggio sulla terra, il nostro senso di superiorità e rivolgerci al buio,  alla fluidità, all’inferiorità (i territori profondi della psiche).

L’evoluzione primaria e materiale è adattamento alla vita, alle situazioni, alle persone, comprensione ed elaborazione, e corrisponde alla Via Secca. Qui è la stessa Natura e l’Esistenza che ci spinge e ci conduce.

L’evoluzione interiore, quella della coscienza, in qualche modo va controcorrente, non è più una spinta automatica, La Natura non ha interesse in questo, ma è una possibilità, e in quanto tale va scelta: è frutto di un atto di volontà. Per questo il cammino iniziatico è sempre un cammino praticato da cerchie ristrette ed è per definizione esoterico. È di tutti, ma non è per tutti.                                     Va scelto, e poi praticato, perseguito.

 Questa è la rivoluzione interiore raffigurata dall’Appeso, l’Arcano che apre la Via Umida, con l’inversione dell’energia, la discesa nelle profondità, l’inizio del vero cammino iniziatico, così come è stato praticato sin dall’antichità nei numerosi riti di discesa agli inferi (negli antichi riti egizi, nei misteri orfici e eleusini…)

Ed è la Senza Nome che ci parla della trasformazione interiore, l’inizio dell’opera alchemica.

Ed è la Temperanza che ci parla delle sette operazioni alchemiche necessarie a ‘temprare’ lo spirito.

Ed è con la Casa Dio che si celebra il compimento della trasmutazione della Materia in Spirito, o meglio la liberazione dell’energia dell’unione tra anima e corpo, il Matrimonio Sacro.

È necessaria un’integrazione delle due vie, una loro elaborazione interiore e un loro riequilibrio, per trovare l’unità e crescere interiormente, per evolvere.

Non posso essere troppo nella via Secca, perché divento arido… e neanche troppo in quella Umida, perché rischio di farmi dominare dalle emozioni e perdere il contatto con la realtà.

Inoltre, come diceva Platone nel mito di Er, le anime ‘umide’ sono troppo pesanti per volare…

La Via Umida è la Via per eccellenza dell’Iniziazione, non ci può essere evoluzione della coscienza, consolidamento del Sé, senza di essa.

Ma poi si deve tornare alla Via Secca, con una nuova comprensione, come testimonia chi ha sperimentato il risveglio: “ tutto è cambiato, eppure tutto è come prima”.

Le vie alla fine vanno praticate entrambe, però simultaneamente, perché la Via è Una.

Ed è il Matto, divenuto Saggio, che la percorre…

 

 

GLI ELEMENTI ALCHEMICI PRESENTI NEI TAROCCHI:

 

Il TEMPIO e LE DUE COLONNE:   La PAPESSA (l’entrata e il Guardiano della Soglia)   –    il PAPA (incontro con il Maestro)

L’ AQUILA negli scudi imperiali di IMPERATRICE e IMPERATORE.

Le due lettere “S.M” nel CARRO si riferiscono a Solphur e Mercure, Zolfo e Mercurio i due principi che insieme al Sale iniziano l’opera trasmutativa alchemica. Ma anche Salute e Malattia (del Corpo e dell’Anima).

I VASI della TEMPERANZA e della STELLA

L’ ATANOR, o forno alchemico, su cui si appoggia il DIAVOLO.

La fase del NIGREDO, nell’arcano della SENZA NOME. (l’uccisione del Re e della Regina, di cui vediamo le teste sulla terra nera).

La CAUDA PAVONIS o il lampo della FULMINATIO nella CASA DIO.

Il CORVO, o Avis Hermetis, che segna il compimento del Nigredo, nella STELLA.

L’ ALBEDO nella STELLA e nella LUNA (intuizione e riflessione), il riemergere dell’Io dalla materia indistinta dell’inconscio.

Il RUBEDO nel SOLE, nel calore del fuoco e dell’Amore e nella luce dell’illuminazione.

La nascita del figlio, ovvero della Pietra Filosofale, nel GIUDIZIO

Molti dei simboli alchemici si rendono visibili nei rapporti tra le carte, in genere a coppie, in cui i simboli stessi creano una relazione e rendono visibile la loro evoluzione.

Ad esempio: Innamorato e Giudizio (Angelo piccolo, Angelo grande / coppia giovane, coppia anziana)

Ed ancora:

Bagatto: l’Apprendista                                                   Volere

Papessa: La Materia Prima                                              Sapere

Imperatrice: Intelligenza creatrice              il Sale               Osare

Imperatore: Intelligenza razionale             lo Zolfo             Tacere

Papa:    Armonia e Comunicazione          il Mercurio

Innamorato: Volontà e desiderio             la tintura dei metalli

Carro:   identità e energia                        l’Antimonio

Giustizia: equilibrio interiore             esame di coscienza e auto-assoluzione

Eremita: il mantello del saggio                 il Piombo          rifugio interiore, solitudine

Ruota di Fortuna: genesi eterna, il tempo              l’Azoth

Forza: l’energia interiore                         il Fuoco Acquoso

Mercurio Sale e Zolfo

Molto del simbolismo e della pratica alchemica e del simbolismo ermetico sono poi confluiti nella Massoneria, nei Rosacroce e nel Martinismo.

Guardiamo insieme quindi le tappe e i collegamenti tra il cammino iniziatico dei Tarocchi e quello alchemico/massonico:

IL BAGATTO = l’aspirante, l’adepto – L’Apprendista.

PAPESSA = l’Iniziazione, oltrepassare il velo, l’illusione di Maya, riconoscere il sonno.

Il primo Sorvegliante – Dietro il velo si intuiscono e intravedono le colonne del Tempio.

IMPERATRICE = la pronunciazione d’intento, il giuramento, la promessa.

Il Patto e l’Altare, ma anche il Compasso, che rappresenta l’adattabilità, l’esattezza, la ponderatezza, il rigore nel giudizio e nell’indagine.

IMPERATORE = l’incontro con la materia, con i limiti.

Posare la prima pietra, la pietra d’angolo per la costruzione del tempio interiore.

La pietra grezza. Ma anche la Squadra.

PAPA = l’ascolto interiore, contattare e riconoscere le emozioni.

Il 2° Sorvegliante: il Sacerdote del Tempio e le due colonne Boaz e Jakin (Forza – colonna dorica, Bellezza – colonna ionica)

INNAMORATO = aprire il proprio cuore, entrare nella dimensione reale dell’Amore.

CARRO = riunire le parti di sé divise, la padronanza interiore dei propri Io. Rientrare in sé.

GIUSTIZIA = Lo specchio della realtà: ciò che vedo all’esterno è ciò che creo all’interno. La coscienza di sé e della realtà che si crea, l’auto-osservazione e l’auto-coscienza.

“Non esser così triste e pensieroso, ricorda che la vita è come uno specchio: ti sorride se la guardi sorridendo.” Jim Morrison

EREMITA = illustra il detto “Ambula ab intra” (cammina all’interno). Se si riconoscono in sé stessi le cause della sofferenza e dell’infelicità, e si giunge ad osservarle con amore e compassione, si inizia a trasformarle. L’Eremita è l’Alchimista.

RUOTA DI FORTUNA = osservare le leggi, le cause e gli effetti. Cosa si produce in noi e cosa noi riproduciamo in automatico. Il Libro della Legge Sacra.

LA FORZA = trovare il proprio centro, l’Omphalos degli antichi. Il Maglietto, simbolo della Volontà.

L’APPESO = abbandonare i propri attaccamenti (“cosa possiedo mi possiede”), il distacco. Il sacrificio dell’ego. Qui inizia il cammino iniziatico, il viaggio nel mondo degli Inferi:

V.I.T.R.I.O.L. «Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem», ovvero “Visita l’interno della terra e seguendo la retta via (attraverso le purificazioni) scoprirai la pietra segreta dei Saggi”.

LA SENZA NOME = la meditazione sulla Soglia: accogliere la propria morte, la caducità delle cose. Il Testamento. La meditazione col teschio.

TEMPERANZA = Camminare tra luce e tenebra. il Pavimento a scacchiera bianco e nero.

DIAVOLO = assumersi la responsabilità, consapevolezza del proprio compito, l’ascesa: salire i Gradini (tre +cinque + sette = 15, che è appunto il numero dell’arcano del Diavolo).

I tre gradini o livelli dell’iniziazione:

Tre anni: Apprendista (osservazione su di sé, collaborazione, servizio e umiltà) come gli ‘acusmatici’ dei primi livelli dei Pitagorici, che non potevano parlare, ma solo ascoltare.

Cinque anni: Compagno d’Arte (acquisisce il diritto a esprimere la propria opinione).

Sette anni: Maestro (l’uomo è diventato Uomo e la sua maturazione è sufficiente per consentirgli di far parte della costruzione, con le altre pietre cubiche, ovvero con i suoi fratelli, del Tempio dell’Umanità).

CASA DIO = La Spada fiammeggiante: la luce dello spirito, l’energia destinata a dominare le tentazioni, i vizi e le passioni umane, l’insubordinazione e la presunzione.

STELLA = La Volta stellata: il regno dell’invisibile e indefinibile, la ricerca della perfezione, dell’assoluto e della verità. La Tolleranza. Lo Zodiaco (le tipologie umane e le funzioni).

LUNA = la Luna e il Nadir: lo splendore del principio femminile della ricettività, dell’immaginazione. È la spinta alla ricerca e alla spiritualità. La comprensione profonda.

SOLE = il Sole e lo Zenith, principio maschile dello splendore e della Luce-Verità, in grado di dissipare ogni tenebra. il Trinomio (Libertà, Uguaglianza, Fraternità). La costruzione interiore e collettiva. Il Muro e la Libera Muratoria (Massoneria): la Squadra (livella e filo a piombo) e il Compasso.

GIUDIZIO = il Delta luminoso e la Trinità. Lo Spirito divino che soffia la vita nella materia.

MONDO = la completezza, il raggiungimento della visione estetica di sé e del Mondo (l’estasi).

MATTO = con il suo cappello a tre punte a simboleggiare corpo, spirito e anima, ed anche passato, presente e futuro, è colui che percorre la via dell’iniziazione, la via umida, fatta di esperienze di errori e di rettificazioni continue, è il viaggiatore solitario in cammino.

 

Una proposta di lavoro e di riflessione:

 Prendete i soli Arcani Maggiori dei Tarocchi e mescolateli.

Pescate la prima carta dopo aver tagliato il mazzo.

Serve per fare il punto di dove siete adesso:

Su quale via mi trovo?” (1-11 Via Secca – 12-22 Via Umida)

Prendete nota scritta su cosa significa per voi in questo momento e quali sfide e opportunità di trasformazione la carta vi suggerisce.

p.es.: ho estratto il Carro. Sono dunque sulla via Secca. Sono in un momento di esperienza attiva e di azione esteriore (fa parte delle porte esteriori) a cui portare attenzione

In che modo sto conducendo la mia vita? Ho chiaro dove voglio andare? Quali sono i miei obiettivi?

Mi può esser richiesto di occuparmi di questioni sociali, di assumere un incarico o una leadership, di non aver timore delle responsabilità o di procedere nella direzione che ho scelto. Oppure di prendere una direzione e di uscire dall’indecisione o da una situazione di blocco.

Poi guardate quale arcano gli sta direttamente sotto nella linea della Via Umida.

Osservate l’arcano e provate a interpretarlo ponendovi delle domande.

p.es.: In questo caso è la Luna.

Quali aspetti interiori non sto tenendo in conto? Quali sono i timori nascosti nel mio animo? Quali intuizioni mi offre? Come posso allargare la mia visione?

 

 

 

Rossella Ferrero

Estratto dallo Stage su “Alchimia e Tarocchi”– Torino, 2016. Referenziale di Nascita – EFIRN

I trentanni del Referenziale di Nascita

 

Felicitazioni a tutta la “famiglia” del Referenziale di Nascita -Référentiel de Naissance che ha celebrato con una festa il creatore di questo strumento meraviglioso, Georges Colleuil e i suoi ‘primi’ trentanni di attività!

Guardate il video per partecipare un po’ del clima festoso e  incontrare gli studenti e le formatrici d’Oltralpe di EFIRN:

Sévérine Lecacheur, con il  suo divertente cappello piumato in onore della Casa Dio,  l’energia di quest’anno che sta esplorando nelle sue proposte d’Atelier a Parigi;

Patricia  Roux,   terapeuta in analisi ericksoniana  e partner di formazione che lavora a Marsiglia e ad Avignone e tiene Atelier di pratica di RN insieme a Laetitia Aithacimi.

E infine Barbara Elia, che abbraccia Georges, con le sue scarpe colorate diverse, come il Bagatto…

La famiglia del Referenziale di Nascita-

Il Referenziale di Nascita oltre che un percorso individuale di conoscenza di sé nella scia della tradizione socratica, è anche un percorso di gruppo e una comunità, una vera e propria famiglia che unisce realtà diverse non limitate da definizioni e confini territoriali.

La famiglia del Referenziale è  costituita da persone vivaci, curiose, attente,  spirituali e pragmatiche , da ricercatori di breve e lungo corso, da operatori olistici e professionisti, che si sono ritrovati a percorrere insieme un cammino e che hanno voglia di incontrarsi e condividere le  loro esperienze, le loro comprensioni, le conoscenze, i saperi… con la gioia di sperimentarsi, di conoscersi e di vivere consapevolmente e pienamente!

Alle Carte di Passaggio, gli stages residenziali tenuti da Georges Colleuil in cui ci si ritrovava da tutta Europa, convenivano persone con storie e vissuti differenti, ma tutte egualmente ansiose di condividere e crescere insieme, così capitava di ritrovarsi con  francesi, belgi, svizzeri, olandesi, spagnoli, rumeni, e sì, italiani. Si respirava internazionalità ed era una bella sensazione.  Sono tra coloro che pensano che la diversità non sia un ostacolo, ma una ricchezza. Ultimamente  ho incontrato anche canadesi,  e latino-americani,  i confini si estendono…

Ricordo luoghi magici e particolari come  Les Courmettes, un parco  e riserva naturale immerso in boschi millenari  con un magnifico tempio circolare  di querce centenarie, in cui si respirava lo spirito di antichi riti celtici… in essi si passeggiava in silenzio, ma comunicando ugualmente, ad altri livelli. Esperienze  di comunione che conservo nella memoria.

In queste occasioni, è stato fondamentale sentire di far parte di qualcosa che ci attraversa e va oltre noi, oltre lo spazio e oltre il tempo…  un collegamento antico, un percorso, una comunione d’intenti.

Abbiamo cominciato ad aprire le porte e i cuori con la FESTA del REFERENZIALE, una giornata di incontro  e condivisione aperta a chi già pratica ma anche agli amici e a chi ancora non lo conosce,  la prima volta a Torino nel maggio del 2005  all’Albero, sede storica dei  primi corsi di Referenziale in Italia. L’esperimento è piaciuto e si è diffuso a Bologna, nel 2010, che ha visto un gran numero di partecipanti.

Ora sono tre anni (dal 2014) che la Festa del Referenziale ha luogo in Francia, vicino ad  Avignone, a Chateneuf de Gadagne. Anche la ricchezza e la qualità degli interventi e delle proposte di condivisione o di sperimentazione è cresciuto, rispetto ai primi timidi approcci e relazioni.

Se negli anni precedenti abbiamo raccolto e trascritto gli interventi dei vari relatori in appositi Atti del convegno (in francese) quest’anno si è anche girato un video, che  vi invito a vedere.

In esso c’è un mondo di gioia e creatività, di piacere nello stare insieme e condividere qualcosa di prezioso e delicato, come lo è il profumo dell’essere…

In esso incontrerete anche Barbara, formatrice e maestra  a cui si deve questa bella iniziativa.

Barbara Elia è fondatrice della Scuola EFIRN di cui faccio parte. Insieme alla Scuola  REFORM di Georges Colleuil (creatore del Référentiel de Naissance) garantiamo la qualità dell’insegnamento e della formazione con il metodo del Referenziale di Nascita.

Tenetevi pronti! Sarete informati delle prossime iniziative e Feste che si terranno in Italia,  penso nella tarda primavera del 2017 e in Francia, a fine agosto, come al solito.

Referenziale di Nascita e crescita personale

Il Referenziale di Nascita è uno strumento di sviluppo personale incredibile e molto versatile, offre molte opportunità di sviluppare piste inconsuete e creative nell’incontro con se stessi e si avvale della potenza evocativa e simbolica delle immagini dei Tarocchi.

I Tarocchi non godono di buona fama, perché sono stati utilizzati per secoli come gioco e nella cartomanzia e divinazione del futuro e sembrano legati a un uso popolare, volgare  e basso, mentre sono ben altro: sono le pagine di un libro sapienziale sull’evoluzione ed il cammino dell’uomo. Certo, il loro significato è ben nascosto, ma è proprio  grazie alla loro apparente futilità che si sono diffusi velocemente in tutta Europa e sono potuti arrivare fino a noi. Quando hai qualcosa di prezioso che vuoi nascondere, mettilo ben in vista!

Ed è lì, sotto gli occhi di tutti, ma nello stesso tempo, è celato.

Se siete naturalmente curiosi e avete uno spirito indagatore, bene! Questo dovrebbe mettervi nella disposizione giusta e lasciare da parte i preconcetti. Forse è addirittura meglio se non conoscete affatto i Tarocchi e vi avvicinate ad essi con l’animo di un fanciullo. Essi parlano il linguaggio antico dei simboli e degli archetipi e si affacciano alla nostra coscienza ricollegandoci ad essi e risvegliando in noi la conoscenza perduta, attivando le nostre risorse e la nostra saggezza interiore, illuminando le nostre esperienze di vita e il nostro vissuto di una nuova chiarezza, con nuove comprensioni.

In questo cammino, il Referenziale di Nascita offre uno specchio potente di noi, delle energie in gioco nella nostra vita, e del potere di trasformazione che con la consapevolezza di noi stessi possiamo acquisire.

Con il Referenziale di Nascita costruiamo un tema personale sulla base della nostra data di nascita e abbiamo così un ‘mandala’, una stella di incarnazione costituita da 14 ‘case’ abitate da altrettanti ‘maestri’: gli arcani dei Tarocchi.

Il percorso con il Referenziale di Nascita può essere sia individuale che di gruppo:

individuale: un percorso di 9-12 sessioni con cadenza quindicinale o mensile, in cui si lavora una tematica precisa della nostra vita (p.e.: affettività/relazioni – lavoro – sviluppo personale/spirituale) o si fa il punto e si esplora il nostro potenziale per prendere nuovo slancio;

di gruppo: formazione personale e conoscenza dello strumento. Questo è un percorso di Scuola in tutti i sensi, che coniuga i tre livelli di evoluzione: lavoro su di sé, lavoro con gli altri, e infine lavoro per gli altri. Si sviluppa la capacità di ascolto (di sé, degli altri),  si affinano le capacità di comprensione  e di decodifica degli eventi e del proprio vissuto. Le basi sono costituite da 4 corsi di due giornate più alcune ore di atelier di  pratica. Il percorso prosegue poi, per chi vuole, in una formazione personale di 1° e 2° ciclo.

Il Referenziale di Nascita è uno strumento di sviluppo personale che può divenire uno strumento d’aiuto nelle psicoterapie, nel counseling, nella gestione delle risorse umane, in pedagogia, o in altri ambiti di crescita e formazione personale. Dunque è possibile specializzarsi nel suo utilizzo per sé stessi  o per gli altri.

Il metodo del Referenziale di Nascita è stato creato e sviluppato dal filosofo e psicoterapeuta francese Georges Colleuil ed è diffuso in Europa da trent’anni (1985-2015). (vedi www.georgescolleuil.com)

Il suo insegnamento è attualmente riconosciuto e certificato solo da due Scuole: REFORM ed EFIRN.

Entrambe le Scuole, pur mantenendo la propria autonomia, perseguono un ideale comune di sviluppo e crescita personale, garantendo la qualità pedagogica  e didattica dell’insegnamento con precisi accordi e una deontologia in comune.

EFIRN, fondata da Barbara Elia, allieva diretta di Colleuil,  è l’unica scuola operativa in Italia (vedi www.referenzialedinascita.com) oltre che in Francia (vedi www.referentieldenaissance.com).

La mia formazione  è iniziata nel 2000 ed è stata con entrambi.  Mi sono certificata come consulente  nel dicembre 2007 e come  insegnante e formatrice di Referenziale di Nascita nel giugno 2013, dopo tre anni (settembre 2010) di sperimentazione pratica nella conduzione di gruppi.                                                                                 Attualmente sono nella Scuola EFIRN e prendo parte alle jury / commissioni d’esame  per i nuovi consulenti e formatori per la Scuola REFORM con Georges Colleuil.

Ogni anno  a fine agosto viene organizzata ad Avignone una giornata gratuita di incontro e scambio tra i formatori e consulenti di EFIRN, ma aperta a tutti, in cui si propongono e condividono nuovi lavori ed esperienze : la Festa del Referenziale. Un’occasione preziosa per riunirsi e ritrovarsi o per incontrare  per la prima volta il mondo  effervescente del Referenziale di Nascita!

 

22 Incontri straordinari

I miei primi incontri con gli Arcani dei Tarocchi                                         nel cammino del Referenziale di Nascita   

I. Il Bagatto: “Tadadadam! Eccomi qua!” una piroetta e un sorriso… “il gioco è infinito!”       All’inizio sta il Gioco. Non si realizza la coscienza con la coscienza, ma a partire dall’incoscienza. Il Bagatto è saggio, ma non sa di esserlo. Quanta energia per iniziare, ogni volta! L’incoscienza è la condizione di base per arrivare alla Grande Coscienza dell’Infinito, come il simbolo che ha sul suo capo. Grande fiducia, gioia, vitalità, entusiasmo, leggerezza. L’incoscienza ricca di coscienza. Il principio interiore che portiamo in noi. Sa già tutto ma ha tutto da imparare, è all’inizio del suo cammino.

Il Bagatto mi parla di allegria, di curiosità, di esplorazione, di voglia di imparare, di innocenza e di meraviglia per tutto ciò che incontra… di divertimento. È pronto al cambiamento, alle novità, tutto per lui è spunto di osservazione e di apprendimento, un aprirsi alla vita che è guidato dal piacere, dalla gioia. È il bambino interiore giocoso, lo spirito del fanciullino che anche in età adulta mi aiuta a ritrovare l’entusiasmo, la meraviglia, la purezza.

II. La Papessa: “Sono Iside Velata. Sei pronto a scostare il velo? Sei pronto a vedere? Sei pronto a incontrare il mio volto?”

Disponibilità a farsi scoprire, la Conoscenza è lì, sotto gli occhi di tutti. Ma la Papessa ti chiede di prenderti la responsabilità di scostare il velo. Quando il velo non c’è, resta l’Essere, e l’Essere semplicemente è. La verità è semplice.

La Papessa offre in base alla sua qualità: offre essendo, e non dicendo. Non ha bisogno di altro se non di se stessa.

Non parla, si offre. Porge il libro. Perché qualcuno lo legga o perché qualcuno lo scriva?

Quale Conoscenza porta con sé? La vera conoscenza è innata, la portiamo dentro di noi, con noi, dobbiamo solo riscoprirla, svelarla. (Connaitre è con-naitre = nascere con). Non ci può esser data, né trasmessa.

Dunque di quale antica Sapienza è Sacerdotessa e custode? Una conoscenza segreta, una conoscenza che è parte della storia dell’uomo, ma è una via esoterica, nascosta, per pochi: è a disposizione di tutti, ma pochi la scelgono davvero: la conoscenza interiore, la consapevolezza di sé, la spiritualizzazione della materia, l’inizio della Grande Opera.

Non si può nascere davvero se non si nasce a se stessi, se non si diventa consapevoli di sé. La Papessa è la Porta della Nascita in Coscienza.

 III. L’Imperatrice: “Creo la parola, apro al gesto. Lo scettro è antenna per il Cielo, il mio trono ha ali ma è di carne. Io sono qui. Il mio Regno è adesso: posso creare nuovi mondi …e portare il mondo delle idee nella materia.”

L’Imperatrice è pacata e sicura di sé, la sua tranquillità deriva dal suo posizionamento interiore. È posata, allineata, siede in se stessa. È la Dea riconosciuta, la Madre Divina, Sacerdotessa e Vestale dell’energia femminile. Il potere le viene da altrove, la sicurezza dall’essere tramite e dono, ma senza imposizione o forzature. La sua autorità le viene dall’autorevolezza che esprime: è potente, lucida, determinata. Il Regno a cui fa riferimento è quello dei diversi piani dell’essere, dei piani visibili e invisibili. Il suo regno è dunque il legame tra i regni ed è cosciente della sua funzione di canale e di unione, di comunicazione. Il suo regno è un piano di coscienza.

L’Imperatrice mi parla di allineamento, di posizionamento, di chiarezza. In lei la consapevolezza prende coraggio e si fa espressione, la Parola acquista peso e significato, è Porta dello Spirito. Il Verbo incarnato nello Spirito Santo… La colomba, nella sua purezza, porta il messaggio della vita eterna, non c’è possibilità di fraintendimento, il messaggio è chiaro. Quando si realizza il piano dello spirito, la comunicazione da cuore a cuore, da anima a anima, la comprensione è immediata.

L’Imperatrice preannuncia Temperanza.

 IIII. L’Imperatore: “Io posso, Io voglio, Io comando, Io decido. Ma chiedi e ti sarà dato.”

L’Imperatore stabilisce un ordine, ha potere, autorità, chiarezza. È esplicito, ha una trasparenza di pensiero, segue una logica. Occupa il suo posto con dignità e scioltezza, è a suo agio, sta bene nei suoi panni… non si fa problemi. Come si diceva un tempo, “il potere logora chi non ce l’ha!”. Non deve dimostrare ciò che è, non ha bisogno di essere riconosciuto, perché lui stesso si riconosce: conosce chi è, cosa vuole, cosa può fare, qual è il suo territorio, e conosce i suoi limiti. Ha un’energia concentrata e solida che però è messa a disposizione.

L’Imperatore ama fare sul piano materiale, (organizzare, costruire, erigere, amministrare, calcolare, risolvere, delimitare, definire…), ha senso pratico, è concreto, razionale, capace.

È il Signore della Terra, governa su di essa, ma non abusa del suo potere. I suoi piedi bianchi ci riportano alla purezza, a un’innocenza che va preservata. Non c’è schiavitù o dipendenza dai beni materiali e terreni, ma libertà e non attaccamento. C’è rispetto. Per questo può gestirli. E accetta il compito, se ne assume la responsabilità. È consapevole che la materia non è un aspetto separato dallo spirito, ma la manifestazione di quell’energia.

L’Imperatore rappresenta la presa di coscienza di sé in quanto Adulto: autonomo, capace, solido, responsabile.

V. Il Papa: “Vi insegno ad ascoltare voi stessi e il vostro cuore, ad avere fiducia in voi stessi e nelle scelte del vostro cammino, che è solo vostro.”

“Ascolta la tua voce interiore, ma per sentirla devi fare silenzio…”

La via del Papa è la via del Cuore. La qualità del cuore è l’apertura, l’apertura di uno spazio. È una condizione emotiva, un sentire di poter accogliere.

La sua è la parola che nasce dal silenzio.

La parola del Papa trasmette fiducia, forza e offre rassicurazione. È un altro modo d’incontrare la struttura, diverso da quello dell’Imperatore in cui ci si confronta con le regole e i limiti.

La struttura ora è interiore ed è fatta di apertura, di spazio, di ‘calore’, di emozione, di affettività.

È il maestro che insegna e trasmette la sua conoscenza grazie alla sua relazione d’interazione con l’altro, è il pedagogo che si preoccupa della crescita interiore, non solo dei risultati o della trasmissione del ‘sapere’. Di quale conoscenza è dunque maestro il Papa? Cosa vuole trasmettere?

Non certo la propria Verità o Legge… no, questo è il suo aspetto dogmatico, e laddove c’è dogma non c’è libertà… ma quello invece che passa attraverso lui, con il suo esempio: la qualità dell’ascolto, dell’apertura, della benevolenza, della disponibilità, del rispetto per l’altro, della parola saggia e costruttiva. E le parole che vengono dal cuore le riconosciamo subito, le comprendiamo immediatamente, arrivano dirette al nostro cuore: è un parlare semplice, fatto di cose che ci accomunano, (e trovare ciò che ci unisce, non ciò che ci separa, è un buon modo per incontrare davvero gli altri!), di emozioni, di sincerità.

Ecco perche le riconosciamo vere: perché appartengono anche a noi.

VI. L’Innamorato: “Amo e sono amato. L’Amore mi pervade ed è la via verso il mio centro, e verso il centro dell’altro.”

È l’unica carta della prima iniziazione ad avere un cielo abitato, che la assimila a quelle della terza iniziazione. Tre volte è il ritmo giusto per integrare l’esperienza, ogni esperienza.

C’è un ordine preciso e una progressione anche nelle esperienze da integrare nella via dei Tarocchi, nel cammino di evoluzione umano.

Il cielo abitato rappresenta un’energia attiva collegata al Cielo. Non è un problema solo di scelta, ma di energia. Se non si è in quell’energia, aperti e recettivi, non si può scegliere davvero. Se si è aperti nel cuore ad accogliere quell’energia, allora non c’è indecisione, non c’è dubbio: sai chi sei e cosa vuoi.

L’Innamorato è temporalmente collocato nel Qui ed Ora e prende contatto con il Tutto (con la terra e le sue gambe nude, con il cielo e il sole dell’angelo, con il proprio cuore, con gli altri): è un’energia che si realizza nel presente. Molte cose vanno colte nel momento in cui si presentano, se no si perdono. È una questione di energia, nell’essere presente a ciò che accade, nel riconoscere le opportunità che ci vengono offerte, nell’essere nella pressione giusta, se no sei sempre temporalmente ‘sfasato’: o nel passato o nel futuro, o posticipi e rimandi (così ci pensi su) o anticipi. Essere invece in “tempo reale” significa essere liberi di scegliere davvero, perché si è in contatto col proprio cuore e vivi, liberi di essere se stessi, senza vincoli e doveri.

Quando scegli, incontri il tutto: le possibilità sono infinite e spesso ci si blocca a pensare di avere solo due scelte e non si è nel proprio centro, ma quando invece integro la mia presenza nella consapevolezza della scelta, trovo la mia libertà.

 VII. Il Carro: “Io voglio e posso… come Apollo porto il mio carro verso il sole e traccio la mia strada, vedo la via e so dove voglio andare.”

Per il Carro sembra importante la meta, il risultato, è ambizioso. Ma vive un paradosso: il movimento e la staticità. Deve mettere in accordo il Volere (del mentale) e il Potere (reale, concreto).

In realtà posso vivere una cosa ma anche il suo contrario, mantenendo lo stesso la mia direzione. La direzione ha più di un significato… è un vettore legato al movimento nello spazio, ma è anche una qualità di unificazione di potere, indicando chi dirige, chi comanda.

Quindi posso essere il capo o il padrone di me stesso, ‘dirigermi’ e nello stesso tempo sperimentarmi e osservarmi nelle mie contraddizioni. Posso riportami a me stesso e poi scegliere di muovermi e agire in una determinata direzione, quando ho chiaro cosa voglio e cosa posso fare.

È un arcano di azione e l’azione implica sempre responsabilità.

VIII. La Giustizia: “Sono la Verità, sono la Legge… la tua Legge: sono la Coscienza, lo sguardo infallibile e imparziale del tuo cuore, della tua anima. Ciò che sembra non è… ciò che sembra separato è invece unito.”

Chi è davvero la Giustizia? è la Legge Prima, che ordina l’universo e il Caos. È Dio. È il senso delle cose che esistono.

Non esiste l’ingiustizia. A livello umano noi percepiamo l’assenza di senso come ingiustizia, ma a un piano più alto il senso ce l’ha. Esistono molti differenti ordini di leggi, la questione è complessa.

Ma la Giustizia riverbera in noi come ricerca di senso, di armonia, nel trovare quel collegamento interiore che porta a intuire e a sentire che c’è qualcosa di più grande che si avvale delle regole, delle leggi, di un ordine, in cui ogni singola cosa ha il suo posto e tutto può funzionare perfettamente.

Si può cercare la Giustizia nell’armonia (si tendono a evitare i conflitti) e nella perfezione (si prova a essere perfetti, con molto rigore con se stessi), nella comprensione del senso della vita e delle cause della sofferenza, nella spiritualità.

Ci sono molti piani nella Giustizia: la giustizia con se stessi, la voce della propria coscienza – la giustizia umana e sociale con norme, regole e leggi – la giustizia divina, l’accettazione del non senso, della non comprensione, dei propri limiti umani.

Nel suo piano alto l’incontro con Giustizia è l’incontro con la propria anima, con la Coscienza che è la Porta della Poesia e dell’Armonia, con la Parola di Dio liberata dai limiti logici della parola.

 

VIIII. L’Eremita: “La luce che io porto e che mi guida è la verità che ho trovato dentro di me. Viaggio solo, ma non da solo, l’anima è mia compagna di viaggio, e nel silenzio ascolto la sua voce, come la voce dell’universo.”

Non c’è sofferenza nella solitudine quando questa è accolta come condizione privilegiata nell’essere in compagnia di se stessi.

C’è un incontro sensuale dell’Anima, ed è curioso che un vecchio signore ci parli in realtà di sensi e sensazioni e ci inviti a fare l’esperienza dell’anima, ad incontrare la propria anima nel corpo. L’anima è corpo, la vita ci insegna questo, e l’Eremita ce lo ricorda, e solo così diventa luce. Il sentire del corpo è così importante! La conoscenza di sé passa attraverso il corpo, la materia, le esperienze della vita, l’esperienza terrena. L’Eremita è legato alla Terra e alla figura di Merlino, oltre che a quella di Hermes. Egli entra nel proprio corpo come anima in coscienza dopo essersi specchiato e riconosciuto nella Giustizia. Celebra l’alleanza e il sodalizio interiore con la propria anima nel cammino dell’esperienza nel mondo terreno.

La sua ricerca non ha fine ed è antica come l’uomo: è la ricerca della conoscenza di sé, del senso della vita e del proprio cammino. Eterno pellegrino in viaggio verso la Stella… lui che nasconde un piccolo sole dentro di sé.

X. La Ruota di Fortuna: “Giro girotondo, gira il mondo… ma io sto ferma… eppur tutto si muove! Chi manovra la manovella?”

Come accorgersi del movimento? L’idea nuova è che quando decido di fermarmi, allora divento il maestro del movimento. Cambiare punto di vista significa innanzitutto fermarsi. Uscire fuori da uno schema significa fermarsi per osservare il movimento, cosa accade mentre sta accadendo.

La Ruota sembra collegata al Carro (e infatti il Carro ne ha ben due), e in comune hanno l’aspetto del fermarsi per poter andare avanti. Il Carro prima deve mettere in accordo i suoi cavalli, trovare la sua direzione, se no è immobile e bloccato. La Ruota anche, è fissa su un piedistallo e gira su se stessa, ma non può andare da nessuna parte. Però può avere un ritmo, un’alternanza di movimenti e velocità diverse o pause in stop.

La Ruota è la Ruota della Vita, e puoi sviluppare la consapevolezza quando ti fermi a osservare e esci dagli schemi, rompi gli schemi del movimento/immobilità. Il fermarsi consente poi il movimento nella consapevolezza. Non più concatenazioni di eventi e reazioni, di cause ed effetti, ma un’azione non automatica,  consapevole e scelta. E allora diventa creativa, innovativa, geniale, inventa cose nuove.     La ruota è un simbolo di evoluzione, non solo di ripetizione.

Se la Ruota funziona, so dove sono, prendo posizione, scelgo.

XI. La Forza: “Io ci sono. Puoi contare su di me. La mia forza è come un fiume sotterraneo che scorre silenzioso, senza bisogno di gesti plateali. È lì, in ogni momento posso attingere ad esso. Posso mostrare il mio vero volto, non portare maschere: la mia forza è la dolcezza, la gentilezza. Il mio respiro è il respiro dell’anima, il respiro universale dell’equilibrio e dell’armonia del creato.”

La forza non ha bisogno di fare o di dire per essere, semplicemente è. Respiro dell’anima, nell’essere semplicemente in comunione con se stessa e con il tutto. “Just to Be!” Ritmo più lento, calma, parole posate, uno spazio vuoto ma pieno di essere, un silenzio che è carico di significati…

C’è un circuito continuo che funziona, un’alimentazione tra esterno ed interno, la lemniscata dell’Infinito: Pace, Armonia, Equilibrio… Connessione.

Come se per essere bisognasse riempire! Spazio, Silenzio, Dilatazione…come un suono base che si espande.

La seconda iniziazione si apre con la Porta dell’Anima. È il momento in cui l’anima incarna la propria consapevolezza, si mette al suo centro. È e sa di essere. Sa e sa di sapere. ‘Essere essendo’. La consapevolezza di esistere e di essere ciò che si è. Un Vuoto che si dilata per accogliere il Pieno. Non c’è bisogno di parole e di definizioni. È un Respiro, nella sua alternanza di vuoto e di pieno. Si è in contatto, in connessione profonda con l’Essere, con ciò che è vivo in me. Non si ha bisogno di fare per essere, ma si ha bisogno di Essere per fare.

XII. L’Appeso: “Il mondo è capovolto… o lo sono io? Sono leggero, libero e senza peso… e le mie tasche sono vuote!” una risata… l’Appeso mette allegria. È un po’ il saltimbanco (o il funambolo scivolato giù?) in un ideale circo dei Tarocchi, insieme al giocoliere-prestigiatore (il Bagatto), la giostra del Luna-park (La Ruota di Fortuna), i fuochi d’artificio della Casa Dio… tutti mettono l’accento sull’allegria e il gioco, sull’apertura e i capovolgimenti… anche la risata è sovversiva, capovolge il modo di vedere le cose, permette di rovesciarne il senso, alleggerisce l’animo.

L’Appeso rinuncia al principio di gravità, al peso, alle sicurezze e alle certezze, ai punti di riferimento fissi. E così si lascia morbidamente cullare dall’aria, leggero come una piuma, volteggia libero. È più vicino alla sua anima, poiché è solo il mentale che trattiene, limita, controlla, ha dubbi e vacilla. L’Appeso vede, ha il dono della visione, è sospeso tra i due mondi, il suo sguardo è contemporaneamente dentro e fuori… vede in se stesso e vede il mondo intorno a lui, ma niente poi è come sembra…

La difficoltà è il mettersi in quella posizione, rinunciare ad avere presa e appigli (attaccamenti) e lasciar andare le proprie certezze, il controllo… fidarsi, abbandonarsi… il surrender, la resa. Soprattutto a se stessi, accettare ciò che si è, per come si è. E poi vedere e accettare il mondo. Come dice il Qoelet “nulla da togliere, nulla da aggiungere, tutto è perfetto così come è.”

Che liberazione! Non devo sforzarmi di essere nulla, di divenire nulla, di cambiare nulla! Non devo far nulla, solo essere ciò che sono! … Non mi sento più leggero? Eccome! Potrei volare!

XIII. La Senza Nome: “Sono l’eterno Presente… il Dono eterno. Cammino sul passato e preparo il futuro. Io sono l’Alchimista.”

È un arcano di azione, di movimento, di eccitazione dinamica. Ha un’energia forte, decisa, tagliente. Metà bianca e metà nera. La dualità, lo Yin e lo Yang. Non conosce mezze misure. Come il cambiamento.

È un arcano di trasformazione, ma una trasformazione nascosta, tutta interiore, che coinvolge gli strati profondi del nostro essere. È la vera Trasmutazione alchemica, la trasformazione del piombo in oro, o per lo meno, l’avvio del suo processo.

Ma non vi può essere alcuna trasformazione se non c’è consapevolezza. La trasformazione non è qualcosa che mi deve accadere, la trasformazione sono io. È l’esperienza della trasformazione che avviene in me e di cui prendo coscienza. Si vanno a toccare le strutture profonde dell’essere. C’è una spoliazione, un cammino iniziatico da compiere: una purificazione, un alleggerimento. Si lascia cadere tutto ciò che non ci appartiene davvero, che non appartiene alla nostra essenza. A colpi di falce cadono così le teste (i pensieri, le maschere, i ruoli, le identificazioni…), le mani e i piedi (azioni, obiettivi…) parti di sé che vanno lasciate andare. C’è determinazione, ma non violenza, anzi una certa dolcezza; in fondo la Senza Nome sembra sorridere, lei sa qualcosa che non non sappiamo, apre una porta che solo chi ha coraggio può varcare… e il tesoro è lì.

È la paura del cambiamento che non ci fa andare avanti, che ci blocca. È ciò che ancora non conosciamo che ci fa paura. Ma se riusciamo a dar fiducia al nostro cuore, se abbiamo fatto nostra la lezione dell’Appeso, possiamo trovare il nostro COR-aggio, riderci su, e andare avanti! Niente è così terribile come la paura di vivere!

La Senza Nome ci incute così paura perché ci mette di fronte a noi stessi, alla nostra stessa paura, non della morte, ma della vita.

Lei ci fa da specchio e sembra domandarci: “Cos’è che vedi che ti fa paura in me? Il mio Scheletro? La mia Falce?… Ti rammento la Morte?… Ma tu sei sicuro di essere vivo? O viaggi su questa terra e nella tua vita come morto, senza sapere di esserlo già?”

Il prezioso dono della Morte è la vita, la consapevolezza di essere vivi.

 XIIII. La Temperanza: “Unisco gli opposti, amo mettere in comunicazione e trovare l’equilibrio nel movimento, nello scambio… sono un canale e lavoro con l’energia divina.”

L’Angelo di Temperanza è la luce bianca. È un canale di scorrimento, nei due sensi, tra Uomo e Dio. Temperanza apre la circolazione lo scambio delle energie. Non è un filtro, lascia passare tutto, si lascia attraversare. La dinamica del flusso del movimento è la chiave, i due opposti sono il pretesto. La corrente del flusso tra le due anfore è continuo: se l’angelo si fermasse, una delle due si riempirebbe e il suo liquido traboccherebbe.

XV. Il Diavolo: mi parla di corpo, energia, sessualità, piacere, creazione. “Usa e conosci il tuo potere, affronta le tue paure nel conoscermi e nel conoscerti, e diventerai libera!”

Come riconosco il Diavolo? è seduttivo, manipolativo, pacato e suadente, con modi gentili e non aggressivi, è capace di intortarti e convincerti a fare ciò che desidera da te… Il diavolo non è mai brutto come lo si dipinge, anzi! Spesso è ammaliante, affascinante. Per questo è importante conoscere da cosa siamo sedotti, cosa tendiamo a seguire, dove perdiamo il nostro potere (di scelta), dove ammantiamo di belle vesti gli aspetti meno belli e piacevoli di noi, per non vederli.

Desiderio e paura hanno una medesima radice ed entrambi ci incatenano.

XVI. La Casa Dio: “Uno schiocco di dita… ecco! Che luce sia! Mi apro all’Infinito!”

Siamo legati all’aspetto traumatico della carta, ci vediamo crolli e cadute (ma non sono invece capriole?), ma in essa c’è gioia, leggerezza, vivacità, colore… essa è una trasmissione, o meglio un’esplosione di energia, come una grande risata, oppure un incontenibile orgasmo…

La carta ti mette a nudo, è la caduta improvvisa del velo (va oltre l’Hymen della Papessa, che è più un passaggio simbolico) e di tutte le strutture (16 è il quadrato di 4!) che hai costruito per proteggerti, difenderti, nasconderti, le tue corazze emotive e psichiche… e viene dopo il Diavolo che ti interpella su cosa è bene e cosa è male per te, e invita ad andare oltre la visione del dualismo, oltre la mente. Siamo qui nella dimensione di energia cosmica, del resto siamo nella terza iniziazione.

Sì, qualcosa crolla: l’idea di essere separati da Dio. La Casa Dio è l’Uomo: infatti 37 sono le pastiglie colorate della temperatura umana e sono in tre colori come i componenti del sangue: globuli bianchi, globuli rossi e ossigeno (blu). Il sangue è l’energia divina che circola in noi, che ci abita: la vita. E la vita è gioia! Allora cosa c’è di così pauroso in questa carta? Cosa temiamo di più se non noi stessi? Forse di scoprire la nostra appartenenza al divino, la divinità in noi. Allora cos’è che cade? Tutte le nostre idee, aspirazioni, ideali di perfezione divina. Di un Dio lontano e separato da noi da raggiungere…il Dio non è più trascendente, è immanente.

La Corona che salta è quella del principe del Carro, del resto 16 è 6+1 = 7. È uno shock, perché avviene un’illuminazione improvvisa: è una comprensione immediata, nel qui ed ora.

La Casa Dio unisce l’aspetto maschile e fallico della torre con l’aspetto femminile dell’aprirsi per ricevere. È in specchio con l’Innamorato e ci ricorda che l’apertura necessaria è quella del cuore, per permettere il passaggio dell’energia cristica e della Pentecoste: la discesa dello Spirito Santo sugli apostoli riuniti in preghiera dopo la morte del maestro, che li fortifica nel compiere la loro missione e nel dar loro la capacità di parlare in tutte le lingue del mondo… è una celebrazione di rinascita.

XVII. La Stella: “Io Sono”   “M’illumino d’immenso”

Il dono si fa con il gesto, con l’azione, non con la parola… il silenzio crea lo spazio (come ci ha insegnato il Papa) e così ci può essere il dono. Un dono di luce, di amore, di condivisione… un dare senza pretendere di ricevere qualcosa in cambio. È il trascendente che vive in ciascuno di noi e che con dolcezza supera le sue paure del vuoto, dell’abisso del cielo infinito e trova la sua via per esprimersi, per perdonarsi, per donarsi. Lo spazio del dono diviene uno spazio rassicurante in cui agire e vivere il legame con la propria fonte inesauribile di vita e di energia.

XVIII. La Luna: “Porto la luce nel buio, la calma in superficie, il movimento e il mistero nel profondo…”

La Luna apre al mondo delle emozioni, a mondi sconosciuti dai contorni indefiniti, in cui ci si lasciano alle spalle tutte le sicurezze. Si passano le colonne d’Ercole e si entra nell’oceano dell’indeterminatezza, della dissoluzione, della magia… le polarità, buio e luce, si confondono.

La Luna riceve la sua luce dal sole e la riflette, la rimanda fuori. La sua luce rischiara ma non illumina del tutto, la visione è incerta: è il mondo delle illusioni, delle intuizioni, dell’immaginazione.

In Emisfero Nord la sua ambiguità comprende tutte le possibilità, pur ancora non visibili, la creatività artistica e immaginifica,  mentre in quello Sud l’ambiguità si colora di confusione, identificazione, e allora i mondi divengono illusori e menzogneri.

XVIIII. Il Sole: “Luce Splendente dell’Essere… Calore, Gioia, Vita… tutto il tuo potere è in noi!”

Difficile incontrare la luce del Sole, la dimensione dell’universale.

L’apertura all’universale passa attraverso l’incontro con gli altri esseri umani, con lo spirito di fratellanza, l’umanesimo. L’incontro con gli altri è l’incontro con la collettività, con l’umanità, con l’universale.

L’universale lo colgo anche attraverso l’umiltà: per potermi avvicinare all’altro e al Superiore devo aver incontrato me stessa, essermi conosciuta e accettata. Solo dopo il processo di interiorizzazione può avvenire quello di esteriorizzazione, rappresentato dal Sole.

Il Sole mi parla di trasmissione di energia, di calore e di vita: è l’archetipo del principio divino, del donatore universale. È la gratuità, la generosità, l’abbondanza, il nutrimento, la ricchezza, l’affettività. È Amore che tutto dona e nulla chiede in cambio…

È l’Oro della trasmutazione alchemica, infatti tredici sono le gocce, a ricordarcelo. La Grande Opera è compiuta, la prima materia si è trasmutata, l’uomo è divenuto divino.

Quando l’uomo dona se stesso, condivide ciò che è e ciò che ha, realizza la sua natura divina, risplende in tutta la sua luce.

XX. Il Giudizio: “Il potere del suono, della parola!” L’Angelo: “Ascolta… ascolta! è giunta l’ora, è il tuo momento.” La figura sotto: “Ti sento, sono qui. Rinasco a un nuovo ordine delle cose, all’armonia divina.”

L’arcano ci propone un nuovo tipo di ascolto, se no ci si blocca nel giudizio e nel senso di separatezza, nei confronti continui, io/gli altri. Il nuovo ordine di cose è un nuovo sistema, un passaggio ad un altro livello di coscienza, una vibrazione o una frequenza in cui entrambi sono in accordo. Il dialogo e il rapporto che si crea è di non differenziazione, di apertura, di risonanza, si dicono le stesse cose perché il 2 è Uno: vibrano all’unisono. Su questo piano non c’è distinzione o separazione.

Il Giudizio ci aiuta a tradurre qualcosa che viene da un’altra dimensione. Il suono ha bisogno di spazio e di apertura. La musica è armonia creatrice. La parola è veicolo di informazioni a più livelli, è anche memoria e suono, matematica e forma…

Io porto allora una parola di consapevolezza che porti consapevolezza, che chiami al risveglio della coscienza.

XXI. Il Mondo: “Tra finito e infinito, nel respiro di Dio e nel mio centro, mi apro alla pienezza del presente e alle sue molteplici possibilità.”

La conquista della materia da parte dello spirito. È un arcano di grande spiritualità, che ci chiede di elevarci di livello, di fare una salita vibrazionale. È il “corpo nuovo” che viene dopo l’arcano della Resurrezione del corpo (il Giudizio): significa passare ad un’altra dimensione di coscienza, quella del corpo causale. È la comprensione dell’evoluzione, del compimento dei cicli, della loro trasmutazione in un cosmo in divenire continuo.

C’è dunque una consapevolezza legata al compimento, alla completezza, e nello stesso tempo una rinascita dello spirito. Qualcosa si chiude e qualcosa si apre. L’ogiva o la mandorla è come un grande utero che prepara a una rinascita felice e nella gioia, non più nella sofferenza e nei limiti della materia. Si va oltre la logica del pensiero, entriamo nella logica universale, in cui paradossi e contraddizioni sono veri e possono coesistere. Come un anello chiuso che diviene passaggio e apertura.

La comunione con tutte le cose, il sentirsi parte del Tutto non ha più bisogno del corpo.

Il mondo non ha più bisogno di rappresentazioni grafiche o ideologiche, è divenuto esperienza cosciente.

(0 e 22) Il Matto: “Io sono libero! Libero di essere… Sono folle di gioia!”

Il Matto come l’Imperatore, è un costruttore. Ma mentre l’Imperatore è un Architetto, il Matto è un Creatore, un Artista, un Poeta… è il Giullare di Dio, il Folle di Dio, l’entusiasta, animato dallo spirito del presente.

Dio è in lui principio vivente e gioioso di creazione.

Il Matto integra la struttura dell’Imperatore e va oltre. È la libertà espressiva della creatività, la libertà dell’essere, oltre che del fare.

Lo specchio Luna e Imperatore ci parla di creatività, di caos creativo che prende forma e si rinnova nella struttura grazie all’ispirazione, è la riproduzione della natura nell’opera d’arte, quindi nel fare. Il Matto porta la creatività e la creazione a un altro livello, nell’essere: assume l’arte e la natura in sé e diventa lui stesso ‘capolavoro’, realizza in sé il proprio senso (e non imita e non copia nessun altro, è unico). Usa la struttura in modo non fisso e non coercitivo, non imitativo… rifonda la struttura in maniera libera, in linea con ciò che sente e ciò che vuole esprimere.

Ma cosa crea il Matto? La sua stessa esistenza. Per questo diciamo che il Matto è “il libero costruttore della propria esistenza”, la vita non ha più segreti, né limiti per lui… quello che è, realizza.              “Non so dove vado, ma so perché vado!”: è il San Camil, l’Uomo realizzato e risvegliato alla sua essenza, in eterno cammino sulla lunga strada del viaggio dell’Esistenza.

 (estratto da Rossella Ferrero, La Saggezza dei Tarocchi, pp. 3-14,   Torino 2014)